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A CURA DI: DE Riggi Antonio, DONATI ENRICA





 















Centro polifunzionale di Campotenese


Il progetto nasce con l’idea di realizzare un centro polifunzionale situato sul versante calabrese del Parco naturale del Pollino. L’edificio viene pensato come elemento capace di integrarsi e mimetizzarsi completamente all’interno del paesaggio naturale in cui esso si innesta. Pertanto, il suo volume risulta completamente ipogeo rispetto alla quota di calpestio di accesso al lotto lasciando, quindi, aperta ai visitatori la visuale verso i monti; sul versante opposto, la costruzione domina la vallata. L’illuminazione della porzione ipogea di edificio avviene per mezzo della realizzazione di un sistema di patii e percorsi contro terra. L’areazione e la ventilazione sono, invece, consentite attraverso quattro emergenze architettoniche, le quali costituiscono, inoltre, l’unico elemento effettivamente visibile della costruzione alla quota di campagna.

 


Museo della scienza di Roma

 







Il progetto si sviluppa all’interno della preesistenza degli stabilimenti militari, in seno al quale si da vita al nuovo disegno. Lo spazio ha una duplice essenza: da una parte il mantenimento dell’involucro restituisce un impatto urbano standardizzato e razionale, nel rispetto del quartiere in cui è inserito, dall’altra lo spazio totalmente svincolato che si libera da questa impostazione severa e militaresca, restituendo un’area di ampio respiro, con relazioni tra le varie parti che la compongono. Il dialogo spaziale è rileggile sia nelle planimetrie che in alzato, le doppie e triple altezze sono uno strumento chiave per relazionare i diversi livelli, così come le torri multitasking collegano sia le diverse quote dell’edificio, sia l’edificio stesso con il cielo, portando la vivibilità cittadina ad una quota superiore, chiamata appunto parterre urbano. 

Svincolato da ogni forma di appoggio strutturale, il complesso poggia sugli undici elementi cavi che ospitano al loro interno spazi serventi e sussidiari. Gli stessi elementi diventano in copertura degli elementi- ombrello  che coadiuvano il sistema di captazione delle acque piovane e assolvono a funzione di dispositivi per l’energia rinnovabile, oltre a rappresentare formalmente una caratteristica simbolica dell’edificio stesso. 

 

CONSIDERAZIONI E CONFRONTI

 

La scelta di prendere in analisi come architettura di Luigi Franciosini il centro polifunzionale di Campotenese e il museo della scienza di Roma nasce dall’assonanza formale tra le due. Entrambe risultano caratterizzate da prorompenti emergenze architettoniche in copertura, anche se assolvono a funzioni differenti. Nel caso del centro polifunzionale, infatti, esse costituiscono uno strumento di ventilazione e areazione dell’edificio mentre, nell’altro, le torri multitasking costituiscono un supporto impiantistico di alta tecnologia. La metafora architettonica è riscontrabile anche nell’assetto planimetrico che, in ambedue i casi, si sviluppa a partire da una maglia regolare. Inoltre, in entrambi i casi fondamentale è l’attenzione che l’architettura rivolge al paesaggio: nel centro polifunzionale è l’architettura a doversi integrare nel paesaggio naturale in cui si inserisce mentre, nel museo della scienza l’architettura è strumento di innesto della biodiversità all’interno della giungla urbana. 

 

QUESITI

 

Il quartiere Flaminio è caratterizzato da una duplice personalità: da un lato la città storica consolidata realizzata tra fine Ottocento e la prima metà del novecento, dall’altro quella di impronta contemporanea, con significativi interventi quali il MAXXI e l’Auditorium. Ad oggi, a suo avviso, il quartiere è da considerarsi ormai saturo oppure rappresenta ancora un epicentro per il nuovo sviluppo della città?

Nel progetto per il museo della scienza si presta particolare attenzione nella realizzazione di due tipi di percorsi: quelli museali e quelli pubblici, dunque sempre fruibili dal cittadino. Molto spesso, nelle architetture contemporanee realizzate a Roma questa convivenza tra mondo pubblico e mondo privato non viene assolutamente rispettata, con la conseguente trasformazione in privati di spazi ideati come ambiti pubblici. In che modo, secondo lei, sarebbe possibile evitare che ciò accada?



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